Federchimica: Buzzella all'assemblea. Chimica italiana, produzione e valore.

Produzione in calo, valore in crescita: la chimica italiana tiene

All’assemblea annuale di Federchimica, il Presidente Francesco Buzzella richiama le istituzioni a un cambio di passo
Federchimica: Buzzella all'assemblea. Chimica italiana, produzione e valore.

Il comparto chimico italiano attraversa una fase complessa. Lo ha evidenziato Federchimica nel corso dell’assemblea pubblica del 27 ottobre 2025. Il settore – nel quale opera anche Assocasa, l’Associazione Nazionale detergenti e specialità per l’industria e la casa parte di Federchimica – chiuderà l’anno con un calo della produzione dell’1,5% e prevede una ripresa molto contenuta per il 2026, pari allo 0,5%, segnando così il quarto anno consecutivo di contrazione. Nei primi otto mesi del 2025, la produzione è scesa dell’1,7%, mentre l’export ha registrato una flessione dello 0,8%.

Nonostante le difficoltà, il Presidente Francesco Buzzella ha sottolineato il ruolo strategico della chimica nell’economia nazionale, con un fatturato previsto di 65 miliardi di euro, oltre 2.800 imprese – prevalentemente piccole e medie – e 113.000 addetti. Un settore caratterizzato da un effetto moltiplicatore rilevante: ogni 100 euro di valore aggiunto generano ulteriori 232 euro lungo l’intera filiera produttiva.

“La chimica dei valori”: industria, ambiente e società

Il titolo dell’assemblea, “La chimica dei valori. Pensiero scientifico, ambiente, società al centro dell’industria delle industrie”, riflette l’approccio scelto da Federchimica in questa fase di transizione. Buzzella ha ribadito che il comparto, pur attraversando una fase di rallentamento, resta una leva fondamentale per l’innovazione sostenibile e per la competitività del Paese. “La chimica è ovunque, ma spesso invisibile”, ha osservato, sottolineando il contributo del settore alla ricerca, alla mobilità e alla riduzione dell’impatto ambientale.

Dazi, Cina e normative: la sfida della competitività

Le difficoltà italiane rispecchiano una fragilità che riguarda tutta la chimica europea. Secondo Cefic, l’associazione continentale del settore, nei prossimi quattro anni sono a rischio 350 impianti e circa 200.000 posti di lavoro, con una perdita stimata di 15 miliardi di euro di valore aggiunto. Buzzella ha richiamato l’attenzione sul nuovo protezionismo statunitense, che colpisce un export chimico italiano da oltre 40 miliardi di euro, con gli Stati Uniti come quarto mercato di destinazione.

A ciò si aggiunge la crescente pressione della Cina, la cui quota sull’import chimico italiano è passata dal 6% nel 2021 al 17% nei primi otto mesi del 2025. Un contesto aggravato, secondo Buzzella, da una normativa europea “iper-regolamentata e poco pragmatica”, che rischia di rendere il continente meno competitivo rispetto ai mercati globali.

Energia, Green Deal e semplificazione: le tre urgenze

Il Presidente di Federchimica ha individuato tre fronti su cui intervenire con decisione. Il primo è quello dell’energia, da affrontare con pragmatismo per garantire costi sostenibili e stabilità alle imprese. Il secondo riguarda il Green Deal europeo: pur riconoscendone le finalità, il Presidente ha giudicato “irrealistici” alcuni obiettivi, come la riduzione del 90% delle emissioni entro il 2040, che potrebbe spingere molte aziende a chiudere o delocalizzare, soprattutto quelle di dimensioni medio-piccole. Infine, la semplificazione normativa, una priorità storica per Federchimica, è vista come condizione indispensabile per attrarre investimenti e accelerare la transizione industriale. “I tempi di autorizzazione per impianti e prodotti pongono spesso la nostra industria fuori dalla competizione rispetto al mercato europeo e internazionale”, ha ammonito Buzzella.

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