Dyson Global Wet Cleaning Study: il 52% dei consumatori usa metodi obsoleti per le pulizie

Uno studio globale Dyson mette in luce abitudini superate e inefficienze nei metodi di pulizia dei pavimenti
Dyson Global Wet Cleaning Study: il 52% dei consumatori usa metodi obsoleti per le pulizie

Dyson ha pubblicato i risultati del Global Wet Cleaning Study, una ricerca condotta tra febbraio e marzo 2025 su un campione di 23.311 persone in 28 Paesi e regioni del mondo (compresa l’Italia). L’indagine si è focalizzata sulle pratiche domestiche legate al lavaggio dei pavimenti, facendo emergere un paradosso evidente: sebbene il 93% degli intervistati, e il 97% degli italiani, viva in case con superfici dure, solo il 48% a livello globale – e appena il 35% in Italia – utilizza un elettrodomestico dedicato per la pulizia. La maggioranza continua a servirsi di strumenti manuali come mocio, panni e spazzoloni, con risultati spesso insoddisfacenti in termini di igiene ed efficienza.

Un divario che non è solo tecnologico, ma anche culturale. “Basandoci su 20 anni di ricerca sulla polvere microscopica, sappiamo che l’aspirazione è il metodo più efficace per rimuovere la polvere domestica. Tuttavia, per affrontare macchie secche e ostinate, è essenziale l’uso di liquidi per reidratarle e facilitarne la rimozione – spiega Matthew Lee, Senior research scientist Dyson. Nonostante ciò, gran parte degli utenti continua a utilizzare metodi che richiedono tempi lunghi, sforzi ripetuti e, spesso, risultati incerti”.

Il caso Italia: grande impegno, strumenti antiquati

In Italia, i dati sono emblematici di una forte dedizione ma anche di una certa resistenza all’innovazione. Il 66% degli intervistati utilizza ancora il mocio o lo spazzolone, il 57% si affida a panni o spugne, mentre solo il 35% impiega dispositivi moderni per il lavaggio. L’82% degli italiani, però, lava regolarmente i pavimenti, un dato ben superiore alla media europea (67%). Quasi quattro su dieci lo fanno ogni volta che puliscono casa, mentre il 44% lo fa nella maggior parte dei casi.

Questo impegno si traduce in un investimento considerevole di tempo: ogni settimana, le famiglie italiane dedicano in media 2 ore e 23 minuti alla pulizia domestica, di cui 30 minuti sono destinati esclusivamente ai pavimenti. Solo i portoghesi superano questi numeri. Inoltre, la pulizia segue ancora un processo in due fasi – aspirazione e lavaggio – che, pur efficace, appesantisce l’intero ciclo.

La percezione non sempre corrisponde alla realtà

Un tema centrale dello studio riguarda la discrepanza tra pulizia percepita e pulizia reale. Ketan Patel, Senior design manager Dyson, sottolinea come “gli strumenti manuali tradizionali lascino spesso una pellicola invisibile di sporco sul pavimento, soprattutto se si utilizza acqua già contaminata o se il sistema non rimuove completamente i detriti. Questo effetto è evidente camminando a piedi nudi, quando la superficie risulta ancora “appiccicosa” nonostante le apparenze“.

Le motivazioni principali alla base della pulizia a umido sono legate all’igiene (64% degli italiani), alla rimozione di macchie e detriti (37%), e ai residui di cibo (32%). Solo il 12% cita ragioni estetiche, contro il 33% della media EMEA, a conferma di un approccio molto pragmatico.

Abitudini consolidate e scarsa adozione della tecnologia

Anche nella scelta dei detergenti emergono comportamenti distintivi: il 34% degli italiani utilizza detergenti specifici per pavimenti, il 26% per superfici particolari, e un ulteriore 24% preferisce soluzioni multiuso. L’acqua da sola non convince: il 45% sceglie i detergenti per eliminare germi, il 42% per ottenere un odore gradevole.

Spicca un’abitudine italiana molto più rigorosa rispetto al resto d’Europa: il 50% cambia l’acqua dopo ogni stanza durante la pulizia, contro il 36% della media EMEA. Solo il 49% degli utenti globali afferma di sostituire l’acqua quando appare visibilmente sporca.

Il dato centrale che emerge dal Global Wet Cleaning Study – meno della metà delle famiglie nel mondo e solo un terzo di quelle italiane usa un elettrodomestico per la pulizia a umido – suggerisce una sfida ancora aperta. La tecnologia esiste, ed è in grado di ottimizzare tempi e risultati, ma fatica a essere adottata. La questione, più che tecnica, appare culturale: servono consapevolezza, informazione e una rinnovata educazione alle pratiche domestiche.

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